Nazione: ITALIA /
Anno:
2020
Genere:
DOCUMENTARIO
Durata: 140'
Regia: Giorgio Verdelli.
Cast:
Produzione:
Distribuzione: NEXO
TRAMA
Dagli esordi da vibrafonista all'innamoramento per il jazz, il trombone, il piano, fino alle canzoni prima scritte per altri e poi per se stesso, superando il pudore di interpretarle. E poi le amicizie di una vita, il favore inatteso ottenuto in Francia e poi in in tournée nei teatri di tutto il mondo: una carrellata di oltre cinque decenni di attività di Paolo Conte.
Il cantautore probabilmente più riservato della musica italiana si concede per la prima volta a favore di macchina, non per pavoneggiarsi ma per parlare di musica ("sono solo l'avvocato difensore dell'identità delle mie canzoni"), il che però a tratti lo porta anche aprire ad imprevisti ricordi intimi, come quando rievoca l'empatia materna a proposito di "Azzurro" o rivendica la grandezza dell'amico Enzo Jannacci.
Ciò detto, la più evidente delle tante qualità del film è saper cogliere con finezza la relazione tra la discografia di Conte - non caso anche pittore, come dimostra il progetto Razmataz - e il linguaggio cinematografico. Un amore ampiamente corrisposto, una relazione stretta, che non a caso ha ammaliato un grande pubblico con parole di splendida ambiguità, evocazioni di night club fumosi e sale da ballo, "la sensualità delle vite disperate", la provincia che si fa mondo.
Un immaginario che arriva anche attraverso le smorfie da Popeye, i fuochi d'artificio dell'orchestra, mentre lui, il grigio, si dondola allo Steinway, tra assoli di kazoo e scat liberatori, come quello, celebre, che dà il titolo al film. Creatore di mondi, Conte dà l'illusione di vivere altre vite, spazi e occasioni, tra amori sognati e amari tracannati. Che sia la parte strumentale di Max o il giro di piano di "Via con me", una magia che con la sua lingua rifinita e novecentesca e il suo charme ruvido e sornione ha ammaliato molti.